ricevo e volentieri pubblico dall'architetto ROBERTO RECALCATI.
Un po di storia non guasta mai
GLI OLMI DEL MAC MAHON
«una di quelle case che poco prima della guerra eran venute su tra il fondo del Mac Mahon e la Bovisa; niente più di un piano, tre locali e qualche metro d’orto-giardino sul davanti»
Giovanni Testori, La Gilda del Mac Mahon
Di fronte a un crescentedisinteresse, nutrito di disinformazione forzata, per il destino del patrimonio culturale considerato meno “nobile” e dunque meno celebrato, vorrei segnalare, e invitare fortemente i lettori ad appoggiare, una causa che potrebbe fare da apripista per molte altre e diventare una sorta di laboratorio sperimentale di pensiero e riflessione sul bene comune, al di la di ogni possibile retorica. Mi riferisco alla battaglia intrapresa dal “Comitato civico difesa olmi di via Mac Mahon Milano” che si è costituito per impedire il taglio indiscriminato degli alberi della via.
L’antefatto è quanto di più prevedibile si possa immaginare: le radici degli olmi che fiancheggiano la tramvia mettono a rischio la stabilità dei binari che devono essere sostituiti quindi la soluzione più ovvia è quella di eliminare quegli olmi e sostituirli con nuove piante, magari con radici meno invasive. Il tutto chiaramente senza interpellare i cittadini o porsi domande scomode circa l’eventuale valore (storico, culturale, ambientale, paesaggistico, estetico, d’affetto, climatico, erotico etc.) di quelle piante o di eventuali possibilità alternative.
Indicativo del disinteresse di ATM per il rispetto dell’architettura vegetale costituito dai due filari che caratterizzano i due kilometri di via Mac Mahon è il fatto che è stata bandita un’unica gara d’appalto per il progetto esecutivo e per l’esecuzione dei lavori e che di conseguenza sarà il direttore lavori a decidere per ogni singolo albero (non si sa poi con quali criteri e competenze). Questo significa una totale rinuncia da parte del “pubblico” di ogni progettualità e decisione che sarà invece tutta nelle mani dell’impresa vincitrice (quella che costerà di meno).
Quello che salta all’occhio in questa situazione è la separazione dei ruoli nelle questioni urbane, un’assurda contrapposizione tra chi si occupa ad esempio di trasporti e viabilità e chi invece si dovrebbe (e non lo fa) occupare di beni ambientali, come se questi beni fossero qualcosa di esclusivamente legato all’aspetto estetico dei luoghi e non al loro senso e significato nella storia, ma soprattutto nella vita, delle città e dei loro cittadini. Questa contrapposizione di esigenze e priorità non può che portare, soprattutto in periodi di crisi e ristrettezze, alla perdita di quei luoghi che non offrono un riscontro monetizzabile immediato dato dal loro “aspetto” così poco mediatico.
Non dobbiamo dimenticare che gli olmi di via Mac Mahon si trovano li da più di sessanta anni, sono testimoni muti, e in qualche modo protagonisti della vita di un quartiere centrale della poetica di Giovanni Testori, uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano, che tra quelle case, la ferrovia e tutto un microcosmo di luoghi e persone, ha ambientato la sua seconda raccolta di racconti La Gilda del Mac Mahon.
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